domenica 26 febbraio 2012

Egon Schiele

Solo 28 anni ,  340 quadri,   2800  tra disegni ed  acquarelli,  una foga violenta per cercare l’essenza di un io nevrotico  e  angosciato. Intensa introspezione dei ritratti di uomini e donne, messi  letteralmente a nudo, con tratto nervoso, impudico,  linee contorte,  segno marcato, colore eccessivo  dai toni cupi e sanguigni,  corpi non finiti. Ecco Egon Schiele  il cui  sguardo si fa tetro e malinconico nel guardare quello che siamo, con aggressiva distorsione dei tratti esterni per esprimere il disagio interiore,  il vedere  un estraneo al posto di se stesso,  tragico divenire del conflitto  tra vita,  sesso e morte. La tensione sessuale  si fa prototipo  esistenziale in spazi totalmente vuoti  come la società e le sue falsità  perbeniste, in un disfacimento di corpi e pulsioni. Persino i paesaggi hanno queste caratteristiche espressionistiche,  vaga su loro declino e morte,  quella sensazione di malessere dell’io.  Anche i desideri primari,  si  si trasformano in qualcosa di più artefatto come un erotismo malato, ossessione di un angosciosa solitudine . Tagliente la crisi morale ed intima che rappresenta in modo antinaturalistico, facendosi  espressione di quel male di vivere che attanaglia il primo Novecento.  Troppo esplicito il suo dire artistico, porre uno specchio distorto, ma veritiero,  davanti alla società vuol dire far scandalo, tanto da finire persino arrestato per  l’immoralità dei suoi rapporti e le oscenità dei suoi disegni. Sarà l’incontro con Edith , che diverrà sua moglie, che trasforma in modo più positivo la sua visione della vita, il mondo inizia ad avere una visione  più naturalista, l’unione dei corpi diventa unità degli esseri, l’immagine di una famiglia la sensazione di un futuro che non sia solo  morte, ma che è  ancora incerto,  non dà una totale  serenità, armonia  esiste sempre la consapevolezza che la fine  è ancora lì ad un passo  : ed infatti l’Europa entra in guerra,  il disorientamento personale si fa tragedia degli Stati.  Saranno anni terribili, lui è chiamato alle armi, e  ad un mese  dalla conclusione  del conflitto mondiale l’epidemia di Spagnola  distruggerà  le ultime risorse dei popoli , uccidendo anche sua moglie incinta di sei mesi  e tre giorni dopo la breve vita di Egon. Forse quegli abbracci disarticolati senza amore di quei corpi  estraniatamente nudi e fragili, possono essere anche qualcosa di più che  disagio, per trasformarsi  in comunione vivificante,  ma un artista attento sente che è una chance  che la roulette della vita fa uscire forse una volta, per poi girare ancora la ruota inesorabilmente su numeri sconosciuti
 Schiele : « L'Arte non può essere moderna, l'Arte appartiene all'eternità.  »

domenica 19 febbraio 2012

Il bacio nudo

La prostituta Kelly una sera si ribella al suo protettore che la deride, uccidendolo selvaggiamente. Tempo dopo, giunge in una tranquilla cittadina, dapprima finisce con il duro capo  della polizia Griff, ma intenzionata a cambiare vita, diventa un'infermiera molto amata in un ospedale pediatrico. Il poliziotto, non è convinto della sua buona fede e la tiene d’occhio,  specialmente quando s’innamora di lei  Mr. Grant, il magnate locale con manie filantropiche, che la vuole sposare malgrado ella gli confessi il suo passato. Ma non è l’unica mania che cova l’affascinante riccone, il suo lato oscuro  è dei più detestabili :  l’esempio morale della piccola comunità  è infatti un pedofilo, che  spera di trovare in Kelly,  una silenziosa complice visto  che entrambi sono degli anormali per la società. Eccola ancora una volta costretta ad uccidere con rabbia e disgusto, e non è facile convincere le autorità che lei, una puttana, è innocente, mentre il loro beniamino locale era un mostro. Solo Griff ora  le crede e riesce a trovare una bambina abusata che rivela la verità. Improvvisamente tutta la città adesso le è grata, ma Kelly stanca di tanta ipocrisia, lascia tutto e riparte. Amo il cinema di  Fuller, e amo le sue stramberie senza mediazioni,  come in questo film dove mette su un melodramma quasi da feuilleton ottocentesco con peccato e redenzione,  ma narrato spietatamente, cinicamente, in modo anticonformista ed esplicito, duro come la società che racconta,  dove nulla è esattamente quello che è :  i buoni sono i cattivi, e i cattivi sono i buoni. Ogni mezzo tecnico viene utilizzato per sbatterci in faccia la realtà, che spesso è violenta e dura da mandar giù, perciò poi va di sottrazione, senza ulteriori sovraccarichi, un po’ come quel suo b/n contrastato, plastico e schietto più vero di qualsiasi colore. Una storia con un incipit incredibile,  la scena violenta di una donna bellissima e  calva che massacra furiosamente uno sfruttatore in una stanza , mentre del jazz impazza, che prosegue cercando di stemperarsi  in una ricerca di normalità impossibile fingendosi una soap opera, per finire realisticamente senza assoluzione per nessuno e senza un finale consolatorio, perché la vita che viviamo,  un reporter di cronaca come fu Fuller lo sapeva  bene, non abbonda di lieti fine.

domenica 12 febbraio 2012

Gardenia Blu

Norah, giovane telefonista romanticamente innammorata di un ragazzo lontano, viene lasciata per lettera la sera del suo compleanno. Disperata accetta l'invito immprovviso, per una cena nel locale chic Blue Gardenia, da parte di un incallito donnaiolo, noto disegnatore pubblicitario. Il tipo le fa bere  svariati cocktails fino stordirla  e portatala a casa sua, qui l’aggredisce sessualmente, lei si difende colpendolo con un attizzatoio e  totalmente confusa fugge senza scarpe  e lasciando una gardenia blu da spilla a terra. Il mattino dopo  rammenta vagamente le avances dell’uomo e uno specchio infranto, ma presto scopre che l’artista è stato trovato assassinato per un colpo alla testa. Intanto monta il caso giornalistico del reporter Casey Mayo  che senza scrupolo alcuno,  crea ad arte un’attesa nel pubblico intorno alla fantomatica assassina sconosciuta sopranominata La Gardenia Blu. Norah cerca di eliminare delle prove riuscendo solo a farsi scoprire dalle  due amiche-coinquiline che però decidono di proteggerla. Sempre più in preda al rimorso, e contando sull'onestà di Mayo, decide di accettare d’incontralo e raccontare la sua verità, il giornalista dapprima solo interessato ad uno scoop, si accorge però di interessarsi a lei e di aver giocato con una vita, troppo tardi,  la  polizia allertata riesce grazie a questi appuntamenti ad arrestarla. Solo grazie al particolare ricordato dalla ragazza della musica del disco "Gardenia Blu" di Nat King Cole, messo su mentre si svolgeva la colluttazione, e non la versione del Tristano e Isotta di Wagner trovata sul piatto del giradischi  dalla polizia, inducono il cronista a seguire un'altra pista che lo porterà ad individuare l'omicida in una delle tante donne sedotte ed ingannate dal playboy. Ora dovrà riconquistare la fiducia di una donna libera, in ogni senso ….  ma pur sempre ben disposta  nei suoi confronti . Fritz Lang ha creato opere importanti,  questo è semplicemente un buon film, senza impennate di stile, ma ottimo prodotto cinematografico, si colora vagamente di rosa su un thriller che in realtà si concentra su tre temi principali : l’innocente che per una distrazione si ritrova colpevole e  cercando di sfuggire al debito con la società scopre che non può scappare dai propri sensi di colpa. L’invadenza dei mass media e la loro influenza nella vita pubblica, come qui dove si saltano regole, buon senso, umanità per uno scoop che faccia vendere. Ed infine la visione avvelenata della società stessa fatta di un vestito di taffetà nero che può passare da una ragazza all’atra per risparmiare,  queste ragazze sempre in balia di qualche uomo ,  fidanzato, ex, viveur, poliziotto, giornalista, barista informatore, che rispondono la proprio telefono con un tono artefatto per far scena, che preferiscono in fondo cose più semplici, che si ritrovano a cercare di connettere fili della vita come quelle linee telefoniche di una comunicazione sempre mediata da qualcos’altro.  Su tutto lo stile espressionista, mai abbandonato da Lang, che pervade con il suo B/N in penombra le angosce della protagonista.