domenica 29 maggio 2011

Marnie

L'algida, organizzata, affascinante Marnie deruba cambiando identità grosse ditte, ha un rapporto difficile con una madre inaffettiva e moralista, ha tremendi incubi ricorrenti, sessuofobica, terrorizzata da temporali e dal colore rosso sul bianco. Marnie è felice solo quando dopo ogni colpo si rifugia dal suo cavallo Florio. Sul suo cammino incappa nell'irresistibile industriale Mark Rutland , carattere complesso, che pur sospettandola l'assume e corteggia, sino a ricattarla scoprendo il suo ennesimo furto, costringendola a sposarlo, se non vuole finire in galera. Palesando Marnie anche la sua frigidità paralizzante, il marito cerca di scoprire le cause di queste turbe, cercando di psicanalizzarla personalmente, sino a comprendere che nel suo passato si cela la chiave di molte sue paure . In un confronto con la madre, Marnie stessa sempre più traumatizzata regredisce a bimba rivivendo l'assassinio di un cliente violento della madre prostituta , per difenderla, la quale rimane storpia in quell'accadimento, ma si prende ogni colpa perchè anche se non sa esternarlo ama sua figlia sopra ogni cosa. Marnie ora è di fronte alle sue verità, e con Mark a fianco, perché ormai ha bisogno del suo aiuto se vuole uscire dal proprio passato e provare ad andare avanti. Un film che ha sempre diviso anche gli estimatori di Hitchcock per l'esplicita tematica sessuale, gli attori ecc. Truffaut lo ha definito un grande film malato, gli si preferisce sempre sul piano psicanalitico, ma più rassicurante, “Io ti salverò”, ma credo che per lui questo fosse molto personale. Si la bionda, la suspense sulla mente umana anziché della ricerca di un assassino, ma le letture possono essere altre. A me più che Marnie ha sempre inquietato Mark, non a caso credo, ha scelto un uomo visivamente virile che richiamasse qualcosa di sessuale nel suo fare, che pur ricco, bello e con a disposizione chiunque voglia, si ossessiona feticisticamente per una donna dichiaratamente ladra bugiarda e frigida, che lo respinge sistematicamente, che dopo aver ammansito un giaguaro a fidarsi di lui ora cerca con questa donna problematica, chi dei due è più patologico? Geniale aver utilizzato in quel momento un sex symbol come Connery-007 colui che non deve chiedere mai, che invece prende la moglie quasi con violenza mentre lei come un automa lo subisce e cerca il suicidio il mattino dopo. Questa storia inizia con una Marnie si con turbe varie, ma libera e padrona di se , felice con il suo cavallo, e finisce scarmigliata, con terribili rivelazioni su si di se, ha dovuto sopprimere l'amato Florio ed ora è completamente in balia di un marito che l'ama e con generosità, ma che ora l'ha ammansita a fidarsi completamente di lui, a dipendere da lui, una preda feroce ormai sottomessa .

domenica 22 maggio 2011

Henri Rousseau Il Doganiere

La pittura è bidimensionale, ogni altro tentativo di imitare la tridimensionalità, la prospettiva, della realtà sono trucchi visivi escogitati dalla mente umana. Ma la realtà del sogno, dell’immaginazione, della fantasia non ha regole ferree, non ha proporzioni, o accostamenti geografici precisi, vi possono convivere animali esotici di un paese nella giugla di un altro, può una donna risvegliarsi tra le fiere feroci di una gigantesca foresta vergine rigogliosa oltre ogni dire e sentirsi serena e appagata. Può una zingara dei deserti addormentarsi su una duna mentre la vegliano una luna sorridente e un leone curioso e pacifico, può una fata di boscaglie selvagge incontaminate incantare nella notte al chiar di luna misteriosi e allusivi serpenti con il suono del suo flauto. Questo è il mondo immaginato da Rousseau, Il Doganiere, che di giorno lavora negli uffici del dazio parigino e di notte sogna di dipingere il suo mondo onirico esotico, poetico dove regno animale e naturale ed esseri umani convivono incongruentemente in una loro armonia favolistica, dove anche la lotta per sopravvivere delle belve è naturale processo dei cicli della vita, non quella banale di tutti i giorni, ma quella più vera del vero della fantasia libera di spaziare, dove tutto è possibile, dove non vi è tempo, spazio, dove il colore sulla tela è carnale e vivo. Naif venne definita ai suoi anni la su arte, liquidata e derisa come ingenua, facile,incolta, di poco talento, ma gli artisti del suo tempo, da Picasso ai surrealisti compresero che questo autodidatta totale, con candore aveva fatto da un giorno all’altro tabula rasa di ogni concetto accademico in modo radicale, che da lui si poteva ripartire per una nuova visione del mondo senza regole convenzionali e codificate, senza intellettualismi corrosivi, le avanguardie avevano un profeta inconsapevole. L’immaginario pittorico del Doganiere ci parla ancora direttamente per la purezza del suo sguardo fanciullo, genuino non ingenuo, per la semplicità primordiale percettiva delle sensazioni , per quei mille verdi complicati della natura tramutati in una massa colorata vivacissima e gioiosa per i nostri occhi, dove si aggirano enigmatici personaggi e figure femminili magiche, dove la materia carnosa della tavolozza si spiritualizza nella poesia del grottesco , dello strano, dell’inconsueto. Per la dolcezza fascinosa di un sogno, o l’incubo terribile della guerra che porta solo lutto e aridità, tutto ciò che dentro coltiviamo segretamente. Forse semplicemente ci parla ancora perché ha dipinto con un amore sconfinato per l’arte che ci incatena al suo sogno bizzarro e incantatore che ancora ci stupisce.



Apollinaire "L'intransigeant" descrivendo IL SOGNO... -"Su un divano 1830 dorme una donna nuda. Tutt'intorno urge una vegetazione tropicale abitata da scimmie e uccelli del paradiso e, mentre passano tranquilli un leone e una leonessa, un negro - figura misteriosa - suona il flauto. Dal dipinto scaturisce bellezza, non c'è dubbio. Credo proprio che quest'anno nessuno oserà ridere"-

Picasso organizzò un banchetto in onore di Henri Rousseau,a un certo punto della serata disse:" Noi siamo i due più grandi pittori dei nostri tempi, tu dello stile 'egiziano', io del genere 'moderno'!".

Sulla sua tomba fu scritto: "Noi ti salutiamo amico Rousseau,sappiamo che puoi sentirci. Lascia che i nostri bagagli attraversino i cancelli del Paradiso senza franchigia,noi ti porteremo pennelli e tele, affinché tu possa trascorrere il tuo sacro tempo libero nella luce e nella verità dei Cieli. Come la volta che realizzasti il mio ritratto tra stelle,leoni e zingari"

domenica 15 maggio 2011

Exotica

Exotica è uno strano e lussuoso club di striptease canadese, un rigoglio di piante esotiche che ricrea un Eden bluastro simile ad un asettico acquario umano dove vige un solo divieto ai desideri : guardare non toccare. Il paradiso del sesso è fantasia, la realtà un peccato. Qui viene sera dopo sera Francis incatenato all’incantesimo della danza di Cristina, che vestita con una divisa da scolara adolescente, sembra ballare per lui solo. Francis agente delle tasse, vive in una bella casa dove ci sono i ritratti di una adolescente vestita con la divisa di scuola, che paga una ragazzina, Tracy, per fare da babysitter in una casa solitaria. Non è come sembra, nulla mai lo è, Lui non è un pervertito attratto dalle ragazzine, solo un malato: malato di ricordi di una vita felice perduta per sempre. La danza di Cristina è il sollievo alla sua febbre. Cristina che è spenta dentro e ballando per Francis ritorna a vivere. Cristina che è la preoccupazione di Zoe la proprietaria del locale incinta di Eric il DJ. Cristina che è l’incubo di Eric, sua ex, ma soprattutto immagine costante di loro prima del locale, molto diversi da ora, qualche anno prima , quando si conobbero cercando in una vasta campagna soleggiata, una ragazzina scomparsa. Adesso è il gelo crudele e disilluso, e geloso istiga Francis a toccarla per allontanarlo. Scopriamo che Francis ha perduto la figlia uccisa da uno psicopatico, accusato del suo omicidio perché la moglie forse lo tradiva con suo fratello, poi scagionato mentre lei periva in un incidente stradale e il fratello, il padre di Tracy, vi restava paralizzato. Francis solo senza più una meta mentale ed affettiva, sta per sparare a Eric che gli rivela di essere stato lui a trovare il corpo di sua figlia, in quel prato con Cristina. Si abbracciano in silenzio. Mentre un altro ricordo comune ci mostra la famiglia gioiosa di un Francis felice che riaccompagna la sua babysitter Cristina, bruttina e complessata a casa, parlandole dolcemente la consola e infonde in lei consapevolezza di stessa. La Cristina che esce dalla macchina è serena e sorridente lo saluta. Film ipnotizzante, come la danza rituale di Cristina, stilizzato e lento come il suo spogliarello, che denuda storie e solitudini. Il conoscere queste vite ribalta ogni strusciamento sotto una luce diversa, non più blu e fredda della notte, del club, del negozio di acquari di una altro personaggio della vicenda, ma del sole e del calore dei giorni dei ricordi, più vividi e chiari rispetto alla nebbia torbida e dolorosa del presente. L’Exotica è un posto altrove, fuori da spazio e tempo, 5 dollari, è per il tempo di un ballo-strip sei chi vuoi e dove vuoi, nel parradiso della perdizione per cercare la salvezza dal passato che ci attanaglia. Perchè non puoi dimenticare, non puoi non soffrire, ma cercare di andare avanti si. Se un giorno Cristina ha tolto l’apparecchio ai denti e le parole di un padre affettuoso l’hanno convinta che lei era una persona d’amare, ed Eric l’ha amata subito, e se anche quell’immagine di morte ha tolto molto alla loro vita, un abbraccio può ridare ancora speranza.

Everybody knows that you’re in trouble/Everybody knows what you’ve been through/ From the bloody cross on top of calvary/ To the beach of Malibu/
Everybody knows it’s coming apart/ Take one last look at this sacred heart/
Before it blows/ And everybody knows.
”Everybody Knows” Leonard Cohen sottofondo della danza di Cristina.

domenica 8 maggio 2011

L'amaro the del Generale Yen

L'americana Megan giunta a Shanghai durante la guerra civile in Cina, per sposare un missionario, durante una sommossa viene salvata dal Generale Yen, potente Signore della Guerra. E' poi trattenuta nel suo palazzo, perchè Yen si è invaghito di lei. Egli è crudele, affascinante, colto, gentile, e senza scrupoli. Inizia un sottile gioco tra loro, Megan prova repulsione e attrazione per lui emblema di tutto ciò che la sua educazione rifiuta, che però lentamente le entra dentro spirito e i sensi. Giungerà a cercare di convincerlo dei valori del perdono e non uccidere la sua concubina Mah-Li accusata di tradimento, Yen l'asseconda, ma lei stessa deve essere a garanzia del suo comportamento futuro, inutile fiducia mal riposta, un nuovo tradimento della ragazza mette in ginocchio l'impero di Yen. Ormai sconfitto, egli non soffre per la fine di tutto, ma per aver solo ottenuto disprezzo dalla donna che ama e che non ha saputo capire l'essenza della Cina, neppure la sua poesia. La convoca per un ultimo addio, lei crede voglia incassare il suo credito, ma lui le dice che avrebbe voluto morire con lei quella notte stessa e raggiungere insieme il Giardino Celeste , dove “ Non sarebbero più esistiti Miss Davis e il Generale Yen, ma solo tu ed io “. La congeda e si prepara ormai solo nel palazzo deserto, un ultimo the avvelenato. Ma Megan ora comprende, il suo sentimento puro, perchè vero, fatto di sensi e sentimento, è umiliata nel comprendere che lei che si credeva così moralmente inattaccabile in realtà ha vissuto tutto come un attrazione meramente sessuale. Vestitasi con un splendido abito di seta cinese, ritorna da Lui, gli aggiusta il suo cuscino e gli si inginocchia accanto, come una concubina cinese, una amatissima concubina con cui è dolce morire. Sulla via del ritorno è accanto a Jones, il cinico affarista consigliere del Generale, che le confessa di aspettare soltanto il giorno in cui ritroverà il suo amico Yen, e che sa che quel giorno sarà là anche lei. Un film insolito nella produzione di Capra: scintillante, esotico, sensuale, che negli Stati uniti piacque poco, suscitando invece interesse qui in Italia. Per questo mia madre me lo raccontava spesso, lo ricordava perfettamente, e ogni volta ci mettevamo a piangere sul finale, - e le tigri non piangono spesso , e neppure i loro cuccioli- . Per questo è dedicato a lei questo post, in un giorno che, anche un po' superficialmente si festeggiano le mamme. Ho cercato tanto per farglielo rivedere, solo poco tempo fa ne ho avuta una copia, orrenda, tutta sbiadita e difettosa, ma che ci riportava indietro nel tempo, e ancora una volta la commozione ci ha unite insieme, mentre il Generale beveva il suo ultimo amaro the, ma non da solo.