....but black sin hath betrayed to endless nightmy world, both parts, and both parts must die
- ..ma il nero peccato ha tradito ad una notte perpetua entrambe le parti del mio mondo, ed entrambe dovranno morire- Holy Sonnets, n.2, “Divine poems” di John Donne. Film fatto di pochissimo, dalla suggestione unica ed assoluta. Riesce ad essere insinuante, sensuale , terrorizzante, morboso, ancestrale, evocativo, maledetto, solo usando rumori di sottofondo, ombre, atmosfere create da leggende,e paure dei protagonisti. Crediamo alla dannazione di Irena perchè basta guardare il volto della Simon, spaventata di sé, lei stessa ; angelica ma da cui si sprigiona un represso desiderio sessuale che attrae per la pericolosità mortale che spande intorno a sè. Non vediamo nessuna trasformazione, nessun atto concreto, solo rumori sordi , casualità, impressioni, il dubbio se è lei pazza o sista una realtà mostruosa ci guida insinuante sino in fondo. La continua presenza di immagini feline e richiami a rumori ferini in scene quotidiane ci portano a creare già nella nostra mente il parallelo donna- belva. E quando Alice cammina credendo di esser inseguita scambiando il grido del bus per quello della pantera, noi sappiamo che Irena è lì ed è in forma animalesca, e quando Alice sente in piscina nella penombra dei rumori simil mugolato, noi sappiamo chi è. Il conflitto interiore di Irena è il nostro eterno dilemma di vita, amore, morte. La sua ricerca di normalità sarà la sua condanna, prigioniera della sua libertà estrema, del suo potere, che spaventa la società stessa che per sopravvivere deve abbatterla in qualche modo. Ma il suo dualismo è dentro di noi non può morire, vive eternamente nell'essere umano, che troppo spesso dimentica di essere creatura del regno animale.
Irene - Io amo il buio, è fraterno.
Una locandina : - Baciami e ti graffierò a morte!