domenica 28 febbraio 2010

Michelangelo Merisi il Caravaggio

Molti nomi,molte leggende su di lui,molti dubbi sulla sua vita,molte controversie sulla sua personalità contraddittoria, ma grandi certezze nella sua arte. La visione del mondo moderno è già in atto. Non più figure accademiche, prototipi ideali, rappresentazioni dettagliate di personaggi famosi e sfondi enciclopedici. La realtà è ora viva e pregnante. La foglia è secca, come inaridisce nella realtà,la frutta marcisce,la morte è lì vera e tangibile, non solo un ipotesi astratta,le vesti sono a lui contemporanee, i volti sono quelli di suoi conoscenti,non sono cattivi perché brutti,sono solo veri,i corpi quelli di un qualsiasi uomo e donna che cammina e muore per le strade delle città del primissimo seicento italiano. La vita di ogni giorno entra nelle storie leggendarie dei Santi. Ma per sottolinearlo e renderlo palese, viene raccontata mettendola in scena in modo teatrale, direi cinematografico ante-litteram,tele sempre più grandi,di dimensioni reali,eliminando sempre più elementi di sfondo, che diviene spazio scenico scuro,da dove spiccano i gruppi di attori illuminati come da un occhio di bue che esalta una parte dell'azione, mentre il resto sprofonda nel buio totale. Luce redentrice e tenebra tentatrice. In quell'illuminazione,anche attraverso tutta una serie di simbologie cristiane e filosofiche,ciò che ricerca è la verità di quei corpi, di quelle vite, di quelle morti. Il vero cadavere di un'annegata è il prototipo realistico per la morte della Vergine, sono il suo autoritratto quelle teste mozzate di Golia, lui il condannato a morte per decapitazione. Perché quella che evidenzia la realtà è una luce irreale, non proviene da una finestra, ma è di una fonte altra, non illumina uno spazio, ma una vicenda che si materializza davanti a noi ,nel pieno svolgimento dell'azione del suo farsi evento,cercando di venire verso di noi,con quel cesto di frutta che quasi esce dal tavolo,con quei corpi che si muovono quasi nel nostro spazio oltre la tela. Caravaggio cercava il buio nella vita, come nelle sue opere ? Forse, e forse nonostante tutto ha trovato la luce.
Caravaggio « Quando non c'è energia non c'è colore, non c'è forma, non c'è vita »

domenica 21 febbraio 2010

Gli uccelli

In un negozio di animali la sofisticata Melanie per caso conosce l'avvenente Mitch Brenner, che intende comprare due pappagallini Inseparabili per il compleanno della sorella. L'uomo la indispettisce, ma anche l'attrae, da ricca stravagante s' intestardisce di conoscere meglio l'affascinante sconosciuto, fino a giungere a Bodega Bay, piccola e tranquilla comunità di mare, portartando i due uccellini.Qui è casualmente ferita da un gabbiano. Mentre il corteggiamento anomalo dei due prosegue, mal visto dalla madre di lui, iniziano a diventare frequenti gli insoliti attacchi di corvi e gabbiani, tra chi minimizza e chi si sta spaventando. Un vicino è ucciso brutalmente dai volatili, vengono attaccati bambini, la scuola, un crescendo che porta tutta la cittadina ad essere assediata, con gli abitanti costretti a barricarsi in casa. Nella notte anche i Brenner si trovano circondati, con Melanie che subisce un'altra aggressione che la lascia scioccata. Tutti loro in una livida alba cercano di fuggire partendo per San Francisco in auto per portarla in ospedale, portando con se in gabbia gli Inseparabili, fin'ora innocenti di tutto, e passando tra migliaia di uccelli appollaiati e minacciosi che li osservano andar via. La scena si chiude senza un perché e senza la parola fine, con il solo silenzio agghiacciante che si fa gracchiare terrorizzante. Hitchcock inizia con un tono da commedia rosa per portarci invece dentro un'allegorica apocalisse, creando una paura crescente di cosa accadrà, dapprima il mistero di conoscere Mitch e la sua vita quotidiana, e chi è la vera Melanie, l'essere umano quindi, poi lentamente tra scene impressionanti e serpeggiante inquietudine,la nostra attenzione si sposta sul mondo naturale, solo suggerendo che quegli uccelli tanto amati, e considerati da sempre pacifici e amabili, possono essere dei nemici implacabili. Restano molte domande: è Melanie che provoca tutto questo, moderna strega bella e malefica ? È la rivolta della natura contro l'uomo? Vendetta di chi vive nelle gabbie intrappolando gli uomini nelle case? È un caso, un monito o l'inizio di una strategia su larga scala? Cosa aspetta i nostri fuori da Bodega Bay ? E su tutto l'assenza di colonna sonora, non musica, ma il geniale Herrmann orchestra rumori e strida di uccelli, deformati e ritmati come in una partitura musicale, su ogni voce umana sovrasta il gracchiare di stormi d'uccelli .

l'ornitologa « Gli uccelli non sono aggressivi, signorina. Sono il simbolo della gentilezza. »

il pescatore « Ma ... gli uccelli non hanno mica l'abitudine di assalire la gente senza motivo. »

l'avventore ubriaco - "è la fine del mondo!"

sabato 13 febbraio 2010

Sciarada

Trama complicata per l’americana Regina: ha appena deciso che lascerà il consorte parigino di cui in fondo non conosce nulla, ma rientrando nel loro lussuoso appartamento lo trova completamente vuoto. Non solo, anche il marito è scomparso, anzi è stato ucciso, e non solo, non era neppure chi lei credeva, ma un’avventuriero, che è sparito con 250.000 dollari . Si ritrova ben presto accerchiata da tre pericolosi ex soci del defunto che vogliono quei soldi, un funzionario statunitense che imperversa e un affascinante compatriota che però è ambiguo nel suo fare, ora la protegge ora le mente, e che di volta in volta si fa chiamare Peter, Alexander, Adam, che teme essere un assassino mentre lui si dichiara un ladro. Intorno a lei la gente muore, e i soldi non saltano fuori. Solo alla fine Reggie scoprirà il mistero del denaro, chi è il vero assassino e soprattutto che l’irresistibile uomo dai nomi imprevedibili ne possiede un quarto, ma accettabile questa volta, e mentre lui le chiede di sposarlo Lei gli risponde: "Spero che avremo tutti maschi, così potremo chiamarli tutti come te "......... Deliziosa commedia giallorosa, ironica, con tocco nero, dal ritmo vorticoso e brillante degno dei musicals di Donen, incastri matematici, le musiche del grande Henry Mancini, un cast d’attori fantastici Matthau, Coburn, Kennedy, ma soprattutto loro due : Cary Grant - che fa una folle doccia tutto vestito- e Audrey Hepburn perfetti insieme si passano la battuta ad arte, e portano con sé fascino, simpatia, grazia, eleganza, una sotttile intesa. Un film a cui potremmo rivolgere la frase che Regina dichiara ai vari Grant : " Sai qual’ è il tuo difetto ? ............Che non hai nessun difetto"

domenica 7 febbraio 2010

Jan Vermeer

Pochi documenti, pochi dati certi sulla sua vita, nessun disegno preparatorio, una trentina di quadri attribuitogli, di piccole dimensioni, tematiche che si ripetono, tranne due vedute, ma di cui una è la propria Delft e l’altra la strada di casa sua. Il resto sono immagini chiuse in ambienti di casa, e quasi sempre le stesse due stanze davanti alla luce naturale di una finestra posta alla sinistra, sempre quella finestra dal vetro lavorato, dove si svolgono scene quotidiane con donne che affacendate,che scrivono o leggono lettere, ricevono visite galanti, qualche volta fanno da modelle ad un misterioso pittore, suonando tra drappeggi e una grande carta geografica che ci trasporta lontano. Anche per soggetti allegorici come il geografo/terra o l’astronomo /cielo si ripete l’ambientazione borghese, ma che si ammanta di un tempo sospeso che rende la raffigurazione di oggi e perduta nel tempo. E la minuzia con cui questi luoghi sono ritratti ricordano proprio le linee precise con cui è composta un’immagine geografica, ma al contrario qui i segni guidano in un posto circoscritto, ma la cui scoperta ci porta a scorrere ogni particolare conosciuto, che si modifica per un tocco di colore, una rifinitura, un sospiro celato da un rossore improvviso, una mano indaffarata. Per farlo usava una primordiale camera oscura, per delineare spazio e prospettiva, che ne accentuava l’effetto ponendoci in primo piano un ostacolo otre cui guardare la scena, creando quella curiosità che ci inserisce nell’ambientazione quotidiana rendendola momento speciale al nostro guardare. Ogni gesto è misurato, ogni espressione sospesa, creando, oltre la cura del particolare, un’attesa, un mistero silenzioso, ma conservato in una luce chiara dove allusioni e illusioni si materializzano, tra uno strumento musicale e un quadro alla parete , tutto prende vita per quella luce che toccando ogni cosa le fa vivere. Il suo colore è trasparente fatto di blu oltremare realizzato con preziosi lapislazzuli e minuscoli puntini colorati che rendono luminescente la luce che si posa su oggetti ed incarnato. Come quelle due pennelate di luce che illuminano l’orecchino di una ragazza che ci guarda sognante, con la bocca socchiusa tra stoffe gialle e blu, i cui occhi brillano della stessa luce di quella perla, quegli occhi per sempre nei nostri occhi.