domenica 27 giugno 2010

I 400 colpi

Antoine Doinel è solo un adolescente parigino, si sente spaesato nel mondo degli adulti, che non cercano di comprenderlo, anzi per tutti loro è un impiccio, nessun affetto e comprensione, solo regole fredde a cui lui si ribella sistematicamente per attirare attenzioni, e ottenendo solo disprezzo e isolamento. La realtà è una madre fatua e disaffettiva, un patrigno superficiale ed egoista, una piccola casa non vissuta, un maestro stupido e feroce, un autorità punitiva e lontana, ma è anche l'amico Renè, i libri di Balzac, il cinema e le foto delle locandine con le immagini dei film da rubare, la scoperta della città con la sua Tour Eiffel, magnifico mostro d'acciaio che tutto osserva e domina. Antoine ne fa di tutti i colori – fa i 400 colpi come dicono in Francia – esasperando i “grandi “ che se ne sbarazzano definitivamente mandandolo in riformatorio. Dove assistiamo ad uno strano interrogatorio psicanalitico intimo e gelido a cui lui risponde con franchezza ed ingenuità ironica. Ma anche qui chi sorveglia si distrae e Antoine fugge, corre libero verso il mare tanto agognato e mai visto , per lui è la libertà, arriva alla spiaggia , rallenta , si bagna sul bagnasciuga, ma le onde s'infrangono sui si piedi e suoi sogni, oltre è oceano, impossibile da valicare, oltre è il futuro. Non può che voltarsi indietro verso i suoi inseguitori, verso di noi e guardarci in camera sconfitto, arrendendosi a diventare anch'egli un adulto. Fine. Possiamo solo sperare che sia un adulto che non dimentica cosa si prova ad essere giovane. Truffaut al suo primo lungometraggio crea la poetica della Nouvelle Vague e del suo cinema personale, dolcemente attento, mai sentimentalistico, mai ricattatorio, puro, semplice, netto come il suo bianco/nero , ma carezzando i suoi attori con le sfumature dei grigi. Attingendo dalla vitalità di un bambino particolarissimo come Jean-Pierre Léaud, facendone un amico per la vita di tutti i giorni e un alter-ego cinematografico incredibile che vivrà in una serie di film, caso unico nel cinema, di un personaggio seguito dal regista nel suo evolversi con vari film per quasi vent'anni, non sequel, ma viva storia raccontata di un ragazzo che imparerà ad amare, sbagliare, crescere, vivere, un ragazzo che si chiama per sempre Antoine Doinel.


François Truffaut : - Il ragazzo che non aveva mai visto il mare e fuggiva per vederlo, era ispirato a un ricordo di famiglia, a proposito di mia nonna che diceva una frase magnifica: "Ho visto il mare una volta ..... alla Paramount". Intendeva dire al cinema. Non vi pare una frase magnifica? -

domenica 20 giugno 2010

Giasone e gli Argonauti

Quando un film di genere si crea un suo stile diventando “mitico”. Sfruttando la popolarità dei peplum ridecodifica il tutto in salsa avventurosa/fantasy, utilizzando effetti speciali che saranno il futuro del cinema e giocando con miti, leggende del nostro immaginario. La storia di Giasone alla ricerca del Vello d'oro con gli Argonauti è quella mitologica, Pelia, Medea, mostri e battaglie, giochi politici, magie e amori, ma il tutto frullato con invenzioni geniali. Tra statue di divinità colorate, come era nella realtà greca, in un Olimpo la cui vita da teleromanzo degli umani, vivacizza l'ambiente, Zeus ed Hera giocano su una scacchiera a far vincere il proprio eroe prediletto. L'imbarcazione degli Argonauti, ha una polena straordinaria, non in basso a prua, ma in alto a poppa con un enorme volto della Dea che spalanca gli occhi per istruire Giasone e guidarlo con i suoi verso la meta. Invenzioni straordinarie si moltiplicano come l'attacco delle arpie o l'enorme statua bronzea di Talos che improvvisamente guarda gli umani, prende vita, ed attacca. Ma soprattutto la scena degli scheletri,che durante l'ultimo scontro, dalla terra escono in arme,quale esercito in movimento terribile e impressionante. Dopo questa visione hanno acquisito una dignità cinematografica tutta loro, grazie al trucco dello stop-motion inventato da Ray Harryhausen, a cui devono tutto Spielberg, Lucas, Sam Raimi & Co. Quando la fantasia vince ogni battaglia, costruendo piccoli gioielli di artigianalità e creatività accativante .

domenica 13 giugno 2010

Berthe Morisot

Essere brava, intelligente, con uno spirito libero, aperta alla vita, alle idee,
al colore, alle sensazioni, senza rigide regole familiari, circondata di affetti e suscitando ammirazione, eppure ...... eppure essere costretta a limitare ambizioni, aspettative, azioni, intraprendenza perché malgrado si sia una donna privilegiata, si è sempre una donna dell'Ottocento. Berthe Morisot è una delle più interessanti pennellate dell'Impressionismo francese, ma non la si conosce, perché la critica ha sempre teso a riconoscere l'arte di Monet,Renoir,Pissarro, Degas, Toulouse, e del maestro di tutti loro Manet, ma della Morisot nulla o quasi. Quel quasi si riferisce al fatto che il suo bel volto è famoso per gli 11 ritratti in nero che le fece Eduard Manet – prima ed ultima foto qui-, dapprima ella fu sua modella, non si sa se mai amante, poi cognata avendone sposato il fratello. Berthe quale donna non può accedere all'accademia d'arte, ma con la sorella si reca per anni al Louvre a copiare i maestri e prende lezioni private di pittura, ha talento e fascino,ciò la introduce negli ambienti artistici parigini, conosce Manet, ma il loro è uno strano sodalizio di intimità, arte e lontananze. Se Manet darà uno stile alla pittura di Berthe, lei lo porterà sulla strada di Corot, uscire all'aperto per dipingere fuori dall' atelier alleggerendo le pennellate e la sua tendenza al nero. Perché la Morisot è un'autentica impressionista, comprende fino in fondo l'arte dell' esprimere l'immediatezza del momento e della luce, ha colori chiari, luminosi, pennellate vive e leggere, mischia all'olio l'acquarello per alleggerire l'impressione, la luce invade la sua tavolozza e la sua vita. La società la giudica per essere una pittrice che espone al Salone del fotografo Nadar, e per dipingere en plein air, ecco che lei argina tutto concentrandosi con scene d'interno, familiari, su soggetti e situazioni femminili, delicate, gentili, mai banali o scontate, con una delicata profondità di realizzazione e introspezione.Un mondo di donne, al di là della società dove c'è spazio per un solo ritratto maschile: il marito Eugène, il padre della sua Julie.
Paul Valery : “la peculiarità di Berthe Morisot fu vivere la sua pittura e dipingere la sua vita" .

Mallarmé : in Lei un melange unico di "furia e non-chalance".

domenica 6 giugno 2010

Velluto Blu

Una ridente cittadina da cartolina, belle casette, abitanti felici, giardini curati, certo tra le foglie si trovano insetti brulicanti, vita morente e magari si può ritrovare un orecchio mozzato, come accade al giovane Jeffrey. Inizia per la sua curiosità di scoprire il mistero di quel ritrovamento, un viaggio d'iniziazione tra paradiso ed inferno. La città rassicurante con i suoi ritmi consueti e la notte intorbidita da segreti e perversioni. Simboli di questa dicotomia sono Sandy la ragazza della porta accanto e Dorothy triste dark lady vittima di uno psicopatico che le impone vestaglie di velluto blu e le fa cantare ossessivamente in un night club Blue Velvet una canzone degli anni '50. Innamorato della prima, ossessionato dalla seconda, Jeffrey conoscerà e spierà i meandri più bui e torbidi di una vita sotterranea di cui non sospettava l'esistenza, ma che lo respinge e lo attrae malsanamente. Riuscirà a salvare la cantante e ucciderà il maniaco Franck, ritornando a quella pace interrotta così violentemente, ora apprezzando una vita di barbecue e riunioni di famiglia. Così se il film si apriva con una visione idillica, si richiude con immagini altrettanto felici, dove Sandy che ha sognato che l'incontro con Jeffrey avrebbe portato l'amore sottoforma di pettirossi, ne vede uno dalla finestra della cucina, è un'immagine dolcissima , anche se tra il becco esso ha un insetto ancora vivo da divorare. Probabilmente l'amore richiede un sacrificio, si nutre di male. Perché come direbbe lei “ E' uno strano mondo “. Lynch riesce come nessuno ad affascinare rappresentando ciò che vorremmo nascondere. Ci apre la porta proibita di un mondo bizzarro e perverso fatto di droga, incubi, sessualità deviata, depravazione, ci attrae con immagini impeccabili, con musiche suadenti ,con follie grottesche e noi inesorabilmente entriamo, perché sappiamo che parte di quegli orrori surreali ci appartengono profondamente. Lynch "...una storia d'amore e di mistero.... si tratta di un tizio che si ritrova contemporaneamente in due mondi diversi, uno piacevole, l'altro oscuro e terribile." "Ci sono ben poche regole nei sogni; può succedere di tutto, buono o cattivo che sia. I film portano le persone dove vorrebbero guardare, ma senza soffrire. Possono osservare e... incontrare altre persone nell'oscurità del cinema e più al sicuro."