John Sullivan è un noto e brillante regista di commedie musicali hollywoodiane, ma è deciso a filmare un dramma sociale sulla povertà :“ Fratello, dove sei”. Contrastato dai produttori, dato che parlare di miserabili non rende, si traveste da vagabondo in cerca di vita reale. In uno dei suoi vagabondaggi conosce una bella ragazza che gli offre da mangiare, raccontandogli che è una attrice disillusa, e che è riposante parlare ad un uomo con cui non deve essere carina per forza, lui vorrebbe restituirle il favore, ma lei gli risponde "Non è necessario, bamboccio; quando ti cambierà la fortuna pagherai a qualcuno che ha fame delle uova al prosciutto e saremo pari!". Ma alla fine deve tornare indietro e tirandosi dietro la bionda. Ma non demorde e si rimette in viaggio , questa volta lei lo vuole affiancare perché non si cacci ancora nei guai, travestendosi a sua volta da ragazzo. Però per una serie di circostanze viene creduto morto e allo stesso tempo condannato ai lavori forzati, qui nella disperazione più vera di un uomo, tra carcerati senza speranza, in un cinema improvvisato per loro in una chiesa di soli neri, reietti tra reietti, inizia a comprendere.Vede trasformarsi quegli esseri abbruttiti, ridendo come bimbi innocenti, davanti ad un cartoon di Topolino, sgomento e poi trascinato da quel ridere sgangherato e liberatorio anche lui. Per caso scopre che lo si crede ucciso e autoincolpandosi del suo omicidio finisce sui giornali, riconosciuto e liberato. Ora si che si è disposti a fargli fare quel film triste ed impegnato , ora che il pubblico è attirato dalla sua storia riempirà le sale comunque, ma lui ha imparato la lezione. Adesso sa che per aiutare chi è disperato, ultimo, dimenticato non serve raccontare da intellettuale benestante che è essere un povero, ma aiutarli a non pensarci per un po’, dare loro un motivo per vivere e una risata può fare miracoli. Parte come una commedia di battute e scene da film comico del muto e poi passa al dramma, mescolando in una stessa scena di continuo serio e faceto, fino a diventare inno poetico, un viaggio nel cinema e nella vita, un atto d’amore verso la commedia. L’impegno è necessario, ma Sturges è consapevole che per chi non ha niente anche quelle due ore spensierate possono essere molto. Sì, si può essere anche molto seri, e parlare di cose tragiche anche con il sorriso sulle labbra , come ricorda l'incit di questo film meraviglioso : "In ricordo di tutti coloro che ci hanno fatto ridere: i saltimbanchi, i clown, i buffoni di tutti i tempi e di ogni nazione, le cui fatiche hanno alleggerito i nostri fardelli almeno un poco; con affetto vogliamo loro dedicare questo film"
L'attrice a John : "Sai, il vantaggio di pagare da mangiare a un uomo è che non occorre ridere delle sue facezie. Se tu fossi un pezzo grosso come un regista o qualcosa di simile, io mi dovrei fingere ammaliata."
Il regista e il maggiordomo : " - Voglio andare per la strada a scoprire cosa significhi essere povera gente: fare un film sulla miseria. - Se mi è permesso dire, signore, il soggetto non interessa a nessuno. Il povero sa tutto sulla povertà: solo agli intellettuali piacerà l'argomento. -Ma io voglio farlo per i poveri, non capisci?"