« Sognai l'altra notte che ritornavo a Manderley ». Una voce femminile fuori campo ci dice di un suo
sogno in cui le riappare la dimora di Manderley, che noi intravediamo tra
fronde notturne in rovina, e inizia così un lungo flashback dove una graziosa e
timida ragazza, dama di compagnia di una ricca dispotica in vacanza a
Montecarlo, distoglie forse da un tentativo di suicidio l’affascinante e triste
Lord Maxim de Winter, che a sorpresa le
chiede di sposarlo e la porta con sé nel suo magnifico maniero a Manderley, in Cornovaglia. Diventa così la seconda moglie de Winter, ma mentre l’idillio
con Max sembra una favola, è spaventata dall’importanza di Manderley, e soprattutto
del ricordo di Rebecca, la prima moglie deceduta l’anno prima in un incidente
in mare; ogni cosa all'interno della casa parla di lei, perfetta, bellissima, imperatrice di ogni situazione,
ammirata e amata, il confronto comincia a pesarle e a sentirsi un'intrusa, continuamente
pervasa da un senso di frustrazione e d'inferiorità nei confronti di Rebecca.
Alimenta il mito della padrona, la tetra
e inappuntabile governante: la Signora Danvers, chiusa nella sua ossessione
feticista nel ricordo della defunta. L’ambiente riporta Max ai suoi fantasmi,
allontanandolo dalla giovane moglie, non
comprendendo le sue paure d’inadeguatezza. Facendo leva su questo, la Danvers suggerisce
una festa in costume, come ai bei tempi e la induce a scegliere un abito di un antenata
di Max , ma fu un idea usata da Rebecca,
e il paragone è impietoso, la giovane è umiliata e lei cerca di spingerla a
suicidarsi. Ma proprio quella sera viene ritrovato il panfilo su cui Rebecca scomparve.
Max racconta alla moglie che fu lui ad ucciderla, che non lo aveva mai amato,
solo voluto il potere del suo titolo, gli era infedele e durante un litigio, gli rivelava di portare un figlio non suo. Scoprire
che il marito odiava Rebecca e che il
loro matrimonio in apparenza perfetto, celava un rapporto fatto di odio e che ama
proprio lei perché così diversa, trasforma definitivamente la giovane che
adesso che conosce la verità può aiutarlo, difenderlo essergli accanto. Al processo contro di lui, verrà a galla l’ultima
verità che scagionerà Max, Rebecca non era incinta, ma all’ultimo stadio di un cancro
mortale, lo ha spinto a ucciderla come ultima cattiveria, ma questo non appare
in tribunale. Alla signora Danvers non resta che un'ultima, disperata follia incendiando
la stanza di Rebecca perché nessuno la profani mai, e muore nel fuoco che
distrugge per sempre il castello di Manderley. Ecco il maestoso rudere tra le
fronde tornate selvatiche del sogno d’apertura. La favola di Cenerentola si trasforma nell’incubo
orrorifico di una giovane donna straziata dal suo amore e alla ricerca della
sua identità. Su cui incombe il fantasma di una morta, considerata da tutti bellissima e dalla
personalità dominante, un nome scolpito, ma senza volto , che ossessiona la
protagonista, che per contrasto non ha un nome, solo il suo amore e la sua
tenacia. Un donna che inizia il suo percorso come una goffa e ingenua ragazza
senza nome, vive l’angoscia di non essere amata e non avere un ruolo, ma
lentamente acquisisce autonomia con la volontà di voler capire e aiutare l’uomo
che ama, e la consapevolezza di essere veramente amata, la renderà una donna
decisa e coraggiosa. Un film ipnotico,
che si trasforma scena dopo scena, una storia romantica diventa un incubo dai
risvolti polizieschi, una morta che imperversa nelle vite dei vivi terrorizzandoli
con il solo suo nome, che sembra una creatura perfetta mentre è l’essenza della
crudeltà, verità che cambiano di continuo strada modificando il punto di vista
dello spettatore che è totalmente identificato con la voce della seconda Signora
de Winter, esatta contrapposizione di Rebecca. La figura archetipa per un melò,
di un uomo elegante, desiderabile, ma misterioso,
melanconico, complesso, tormentato dal passato. L’essenza della perfidia in una
delle cattive più indimenticabili del cinema : la governante Danvers, buia,
gelida, terrificante, una costante folle minaccia che sembra muoversi senza
camminare, il cui viso rigido e ossessionato sembra lo specchio deformato della
bellezza seduttiva e diabolica di Rebecca. E su tutto l’incombere della sontuosa
Manderley, un castello da favola nera, "segreto
e silenzioso" scrive la Du Maurier, su cui passa una nube come "una
mano scura davanti a un volto", già
esso stesso parte di ogni ossessione. Hitchcock
ebbe a dichiarare: «il film è la storia di una casa; si può dire che la casa è
uno dei personaggi principali del film».
E lui sa mostrarcela in tutto il suo malsano fascino tra numerosi acquazzoni e nebbie evanescenti, le sue luci e le sue ombre che si stagliano sui protagonisti, lasciandoli un ambiguità perenne di luce
accecante e profondo buio.
La seconda signora de Winter: "Tutte le volte che mi toccavi
sapevo che facevi un confronto con Rebecca, tutte le volte che mi guardavi, mi
parlavi o camminavi con me nel parco so che cosa pensavi: - Questo l'ho
fatto con Rebecca, e questo, e questo, non è vero?" - Maxim de Winter: "
Credevi che io amassi Rebecca? Hai creduto questo? Io l'odiavo! "
Max de Winter : “come si può non essere pazzi quando si vive
con il diavolo?”