Se il Romanticismo ottocentesco ha rivelato il pessimismo cosmico della profondità del sentire interiore, Friederich vi apporta l'immaginario iconografico con le visioni simboliche di quel microcosmo umano che cerca di armonizzarsi malinconicamente con l'immensità del macrocosmo universale. Da un primo piano subito uno sfondo lontanissimo e straniante, difficile da afferrare, comprendere, in una sensazione d'infinito impalpabile e misterioso. Simbologie si incarnano sulla tela , avverando l'elevazione dell'uomo attraverso la meditazione sull'eterne domande dell'esistenza. La Natura si veste di segni da decifrare: le montagne sono fede, gli abeti speranza, l'alba vita eterna, la luna l'avvento illuminante, e il rosso l'amore, l'edera immortalità, il mare eternità, le barche il transito alla vita eterna, l'abete sempreverde il cristianesimo e la quercia contorta il contrapposto mondo pagano. In ogni quadro la natura ha in se il divino e la ricerca stupefatta/sgomenta dell'uomo, immerso nella solitudine della sua finitezza, sempre in cerca dell'unione con l'infinito naturale. La tensione di quello sguardo contemplativo verso spazi infiniti senza tempo che portano l'uomo in un luogo lontano dell'io. Friedrich scriveva che "il divino è ovunque, anche in un granello di sabbia; una volta l'ho raffigurato in un canneto". I suoi personaggi sempre colti , con idea molto innovativa, di spalle, alla stessa altezza del nostro sguardo coinvolgendoci in un'identificazione speculare, davanti allo spettacolo grandioso di un qualcosa di arcano, come quel viandante sul mare di nebbia , manifesto del suo tempo, colto in una solitudine eroica davanti ad un abisso senza tempo, anelando e temendo di sprofondare in quell'immensità, di perdersi in quella visione che contempla vita, morte, inizio, fine, rinascita. C'è un altrove, come un mare di ghiaccio artico, dove tutto si annulla in una eterna fissità, senza spazio e tempo, in cui la vita s'incaglia , ma è un attimo nell'esistere di quell'assoluto. Noi eterni viaggiatori in un crepuscolo, contempliamo l'attimo in cui tutto si trasforma intorno a noi, e il paesaggio si fa luogo dell'anima.
L'amico medico Schubert :« In un primo tempo non mi saziavo di guardare quell'uomo straordinario; ...... La serietà malinconica, che si mostrava soprattutto nella fronte, era addolcita dallo sguardo dei suoi occhi azzurri, ingenuo come quello di un bambino e sulle sue labbra aleggiava un che di scherzoso. Era in lui una mescolanza curiosa di profonda serietà e di gaiezza scherzosa, come a volte si trova tanto nei più grandi spiriti malinconici quanto nei maggiori comici. »