martedì 17 febbraio 2009

17 febbraio dedicato al gatto e a chi lo ama

Il gatto di Baudelaire
Dal suo pelame biondo e bruno esce un profumo così dolce che una sera, per averlo carezzato una volta, una sola, ne fui tutto impregnato.
È il genio familiare del luogo: giudica, presiede e ispira ogni cosa nel suo regno. È forse una fata, forse un dio?
Quando i miei occhi, tirati come da una calamita, si volgono docilmente verso questo gatto che amo (e guardo dentro me stesso),
con stupore vedo il fuoco delle sue pupille pallide, chiare lanterne, opali viventi, che mi contemplano fissamente.

Nel mio cervello passeggia come se fosse in casa sua un bel gatto: forte, dolce e grazioso. Se miagola lo si sente appena,
tanto il suo timbro è tenero e discreto; ma se la sua voce si allarga o incupisce essa diviene ricca e profonda. Sta in
questo il suo incanto e il suo segreto.
La voce, che stilla e sgoccia nel mio intimo più tenebroso, mi riempie come verso un ritmato e mi rallegra come un
filtro.
Addorme i miei mali più crudeli, contiene tutte le estasi; per dire le più lunghe frasi non ha bisogno di parole.
Non v’è archetto che morda sul mio cuore, strumento perfetto, o faccia più regalmente cantare la sua corda più vibrante,
della tua voce, gatto misterioso, gatto strano e serafico, in cui tutto, come in un angelo, è sottile e armonioso.


Charles Baudelaire Il gatto
Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato; trattieni le unghie della zampa, e lasciami sprofondare nei tuoi begli occhi striati di metallo e d'agata. Quando le dita indugiano ad accarezzare la tua testa e il dorso elastico e la mano s'inebria del piacere di palpare il tuo corpo elettrico, vedo la mia donna in spirito. Il suo sguardo come il tuo, amabile bestia, profondo e freddo, taglia e fende come un dardo, e, dai piedi fino alla testa, un'aria sottile, un minaccioso profumo circolano attorno al suo corpo bruno.


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