
La pittura è bidimensionale, ogni altro tentativo di imitare la tridimensionalità, la prospettiva, della realtà sono trucchi visivi escogitati dalla mente umana. Ma la realtà del sogno, dell’immaginazione, della fantasia non ha regole ferree, non ha proporzioni, o accostamenti geografici precisi, vi possono convivere animali esotici di un paese nella giugla di un altro, può una donna risvegliarsi tra le fiere feroci di una gigantesca foresta vergine rigogliosa oltre ogni dire e sentirsi serena e appagata. Può una zingara dei deserti addormentarsi su una duna mentre la vegliano una luna sorridente e un leone curioso e pacifico, può una fata di boscaglie selvagge incontaminate incantare nella notte al chiar di luna misteriosi e allusivi serpenti con il suono del suo flauto. Questo è il mondo immaginato da Rousseau, Il Doganiere, che di giorno lavora negli uffici del dazio parigino e di notte sogna di dipingere il suo mondo onirico esotico, poetico dove regno animale e naturale ed esseri umani convivono incongruentemente in una loro armonia favolistica, dove anche la lotta per sopravvivere delle belve è naturale processo dei cicli della vita, non quella banale di tutti i giorni, ma quella più vera del vero della fantasia libera di spaziare, dove tutto è possibile, dove non vi è tempo, spazio, dove il colore sulla tela è carnale e vivo. Naif venne definita ai suoi anni la su arte, liquidata e derisa come ingenua, facile,incolta, di poco talento, ma gli artisti del suo tempo, da Picasso ai surrealisti compresero che questo autodidatta totale, con candore aveva fatto da un giorno all’altro tabula rasa di ogni concetto accademico in modo radicale, che da lui si poteva ripartire per una nuova visione del mondo senza regole convenzionali e codificate, senza intellettualismi corrosivi, le avanguardie avevano un profeta inconsapevole. L’immaginario pittorico del Doganiere ci parla ancora direttamente per la purezza del suo sguardo fanciullo, genuino non ingenuo, per la semplicità primordiale percettiva delle sensazioni , per quei mille verdi complicati della natura tramutati in una massa colorata vivacissima e gioiosa per i nostri occhi, dove si aggirano enigmatici personaggi e figure femminili magiche, dove la materia carnosa della tavolozza si spiritualizza nella poesia del grottesco , dello strano, dell’inconsueto. Per la dolcezza fascinosa di un sogno, o l’incubo terribile della guerra che porta solo lutto e aridità, tutto ciò che dentro coltiviamo segretamente. Forse semplicemente ci parla ancora perché ha dipinto con un amore sconfinato per l’arte che ci incatena al suo sogno bizzarro e incantatore che ancora ci stupisce.
Apollinaire "L'intransigeant" descrivendo IL SOGNO... -"Su un divano 1830 dorme una donna nuda. Tutt'intorno urge una vegetazione tropicale abitata da scimmie e uccelli del paradiso e, mentre passano tranquilli un leone e una leonessa, un negro - figura misteriosa - suona il flauto. Dal dipinto scaturisce bellezza, non c'è dubbio. Credo proprio che quest'anno nessuno oserà ridere"-
Picasso organizzò un banchetto in onore di Henri Rousseau,a un certo punto della serata disse:" Noi siamo i due più grandi pittori dei nostri tempi, tu dello stile 'egiziano', io del genere 'moderno'!".
Sulla sua tomba fu scritto: "Noi ti salutiamo amico Rousseau,sappiamo che puoi sentirci. Lascia che i nostri bagagli attraversino i cancelli del Paradiso senza franchigia,noi ti porteremo pennelli e tele, affinché tu possa trascorrere il tuo sacro tempo libero nella luce e nella verità dei Cieli. Come la volta che realizzasti il mio ritratto tra stelle,leoni e zingari"