Irena viene sovente allo zoo, si ferma dalla gabbia della pantera nera, l'osserva affascinata,e la disegna trafitta da una spada, ricordo di antiche narrazioni della sua infanzia. Un giorno luminoso incontra Oliver, un giovane semplice e cordiale attratto dalla sua bellezza particolare. Tra i due è immediata simpatia che li porta a sposarsi. Ma la ragazza è ossessionata dalle leggende della sua terra serba, dove si narra che esistono i figli di una genia di mostri, e lei sa e teme, di essere una donna pantera capace di rivelare il suo fondo ferino dopo un rapporto sessuale o se travolta dalla passione, dalla rabbia o dalla gelosia. Oliver crede siano fantasie che l'amore farà scomparire, ma le ossessioni hanno il sopravvento e lei si rifiuta anche solo di baciarlo. Inizia a comprendere che ombre sono intorno a loro, gli animali la temono, lei è terrorizzata, e sta diventando gelosa anche di Alice ,una amica di Oliver, che viene spaventata da oscure minacce sottoforma di passi, mugolati, accappatoi strappati. Ormai Irena non sa più chi è, sconvolta giunge dal dott. Judd, il psichiatra a cui si è rivolta in cerca d'aiuto, che cerca, non credendo ad antiche maledizioni ,di sedurla ,baciandola scatena la fiera, che lo ferisce a morte, rimanendo però colpita dalla sua lama nascosta nel bastone da passeggio. Irena ferita giunge allo zoo per farsi uccidere dalla sua sorella pantera. E lì che Oliver ed Alice trovano una pantera ferita a morte da una spada davanti alla gabbia aperta. La scissione dell'io tra il desiderio di amare ed essere amato ed una vocazione di distruzione e di morte giunge alla citazione finale :....but black sin hath betrayed to endless nightmy world, both parts, and both parts must die
- ..ma il nero peccato ha tradito ad una notte perpetua entrambe le parti del mio mondo, ed entrambe dovranno morire- Holy Sonnets, n.2, “Divine poems” di John Donne. Film fatto di pochissimo, dalla suggestione unica ed assoluta. Riesce ad essere insinuante, sensuale , terrorizzante, morboso, ancestrale, evocativo, maledetto, solo usando rumori di sottofondo, ombre, atmosfere create da leggende,e paure dei protagonisti. Crediamo alla dannazione di Irena perchè basta guardare il volto della Simon, spaventata di sé, lei stessa ; angelica ma da cui si sprigiona un represso desiderio sessuale che attrae per la pericolosità mortale che spande intorno a sè. Non vediamo nessuna trasformazione, nessun atto concreto, solo rumori sordi , casualità, impressioni, il dubbio se è lei pazza o sista una realtà mostruosa ci guida insinuante sino in fondo. La continua presenza di immagini feline e richiami a rumori ferini in scene quotidiane ci portano a creare già nella nostra mente il parallelo donna- belva. E quando Alice cammina credendo di esser inseguita scambiando il grido del bus per quello della pantera, noi sappiamo che Irena è lì ed è in forma animalesca, e quando Alice sente in piscina nella penombra dei rumori simil mugolato, noi sappiamo chi è. Il conflitto interiore di Irena è il nostro eterno dilemma di vita, amore, morte. La sua ricerca di normalità sarà la sua condanna, prigioniera della sua libertà estrema, del suo potere, che spaventa la società stessa che per sopravvivere deve abbatterla in qualche modo. Ma il suo dualismo è dentro di noi non può morire, vive eternamente nell'essere umano, che troppo spesso dimentica di essere creatura del regno animale.
Irene - Io amo il buio, è fraterno.
Una locandina : - Baciami e ti graffierò a morte!


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“ Appuntamento a Roma davanti all’Ara Coeli. Solo che all’orario stabilito non lo vidi arrivare. All’epoca non c’erano ancora i cellulari, per cui aspettai, finché due ore dopo mi venne un sospetto e, girato l’angolo, lo vidi davanti all’Altare della Patria, che aveva confuso con l’Ara Coeli, intento a difendere la posizione da un nugolo di vigili che volevano spostasse l’auto. 



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Pubblico la delicata favola che mi ha donato un'amica : Elisena, streghessa dalle rosse chiome, e dagli arcani poteri creativi. Era da mettere in un cassetto, ma uno scritto così non poteva restare chiuso. Questo regalo mi ha comossa nel profondo, grazie mia carissima amic-i-a Fffffffffrrrrrrrr 

Fel fu il nome che le venne dato, perché Fel era il diminutivo di felicità, felinità, felpatezza, Fellinità (questo lo affermò Fellini), insomma, Fel….per tutti loro!
La gattina, che aveva un bel caratterino da tigre e sapeva far le fusa in tutta le lingue del mondo, era convinta che, prima o poi, qualcuno dei suoi padri adottivi , dalla poltrona di regista, le assegnasse un ruolo in un film, anche un solo e piccolo “ciack” . 

Eleganza, stile, fascino, dialettica e, soprattutto “fusa a tutto spiano”, ma nessuno che la scritturasse in un film.
E, un giorno accadde una cosa terribile! Fel fu invitata ad assistere alla presentazione “ della carica dei 101”, cani si, ma sempre attori e poi, ancora peggio, seguì quella “degli aristogatti”: La goccia, miei cari, fece traboccare il vaso.
Spazzolò le sue vibrisse, sfoderò gli artigli ben limati e smaltati, inerpicò il suo pelo e dichiarò guerra alla pellicola!
Entrò nella cineteca e cominciò a ritagliare pellicole, foto, costumi, castelli di cartapesta e, magicamente, li fece suoi, amalgamandoli in un blog, che si trasformò nell’Hollywood più interessante e fantastico del Web.



